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www.facebook.com/Simonetta Secci
www.facebook.com/Simonetta
Recensioni
Potremmo
definire
quest’opera,
“Pensiero
Riflesso”
di
Simonetta
Secci
un
autentico
Inno
alla
Natura.
Con
una
gestualità
aristocratica
e
una
meticolosa
attenzione
ai
particolari,
l’Artista
trova
la
soluzione
compositiva
più
felice
nel
descrivere
questo
magnifico
paesaggio.
La
cromia
è
uno
specchio
fedele
al
“già”
noto,
al
“già”
percepito.A
caratterizzare
quest’opera
è
un’armonia
segnica
che
attraverso
la
stesura
del
colore
ripercorre
quei
labirinti
dell’Anima
in
cui
la
psiche
vaga
alla
ricerca
della
sua
vera
identità.
Un’identità
che
Simonetta
Secci
ritrova
in
questo
suo
“Pensiero
Riflesso”,
una
proiezione
del
poeticamente
narrato,
del
bello
che
ripropone
se
stesso
come
abbandono
del
caos
metropolitano.
L’artista
trova
facilmente
nella
Natura
la
sua
nuova
dimora
che
è
felice
di
accogliere
i
suoi
ospiti.
Quindi
è
anche
ravvisabile
un
velato
desiderio
di
ritorno
alla
semplicità,
a
uno
stile
di
vita
che
si
basa
sull’armonia
e
sul
rispetto
tra
gli
esseri
viventi
e
non
sulla
sopraffazione
reciproca
e
l’indifferenza.
L’artista
si
augura
che
inizi
presto
una
nuova
“Età
dell’Oro”,
spera
in
una
salvezza
futura
per
tutto
il
genere
umano.
Una
pittura
dai
significati
profondi
che
si
allontana
dalla
semplice
figurazione,
per
volgere
lo
sguardo
verso
questioni
più
importanti
che
meritano
la
giusta
attenzione
da
parte dello spettatore. Un modo di intendere l’arte che è parallelo alla sua positiva visione dell’ordine naturale delle cose.
Effetto Arte
Attraverso
le
opere
di
Simonetta
Secci
si
ha
la
sensazione
di
essere
trasportati
all’interno
del
Cantico
dei
Cantici.
All’interno
di
quell’Eden
celeste
che
prende
il
nome
di
Paradiso.
Soffuse
armonie
compaiono
sulla
tela.
La
costa
sarda
si
tinge
dei
colori
dell’estate
ed
è
rappresentata
in
tutta
la
sua
bellezza.
La
collina
indossa
il
suo
manto
e
racconta
la
storia
dell’autunno.
Vere
e
proprie
narrazioni
quelle
di
Simonetta
Secci.
Narrazioni
che
con
il
loro
fare
silente
ci
raccontano
una
storia.
L’istante
non
deve
far
altro
che
sapere
ascoltare
questo
splendido
racconto
visivo.
In
silenzio
e
con
grande
concentrazione.
La
storia
narrata
è
una
vera
e
propria ode alla natura. Alla sua bellezza e alla sua grande armonia.
Salvatore Russo
“La
Natura
con
i
suoi
linguaggi
caratterizza
l’Arte
di
Simonetta
Secci.
Parchi
cromatici
dal
sapore
soave.
Boschi
incantati
che
nascondono
misteriosi
segreti.
Paesaggi
che
tendono
verso
il
bello
e
al
tempo
stesso
verso
l’oblio.
La
rappresentazione
è
chiara.
I
sentimenti
nascosti
dietro
ad
essa
meno
evidenti.
Ciò
che
si
percepisce
è
una
tranquillità
dello
spirito.
Un’armonia
nella
quale
annullare il proprio spirito e godere di ciò che di bello la Natura ci offre.”
(Salvatore Russo – BOE’ Maggio/Giugno 2010)
“Si
allontana
dal
classicismo
per
avvicinarsi
ad
una
ricchezza
di
linguaggio
artistico
e
armonia
piuttosto
personali.
Paesaggi
ricchi
di colore spesso materico, arricchiti da una tecnica a spatola, racchiudono una carica sensuale”
(Corriere dell’Arte di Torino – 2 Aprile 2010)
I colori delle opere di Simonetta Secci sono delicati, i paesaggi sereni, il tratto è morbido e talora appena accennato, sufficiente a
formare l'immagine nei suoi essenziali, il resto viene integrato a livello psico-visivo nel sistema mente-cervello di chi osserva.
Tutto nelle opere di Simonetta Secci è rivolto alla semplicità, che non è povertà di idee o scarsità di tecnica ma ricerca solo di ciò
che serve per un'espressione pittorica composta e garbata che disseta lo sguardo
(F.Lucertini, febbraio 2011)
UNA PARTITURA MUSICALE - UN'INTENSA ESPRESSIVITÀ
"L'espressività"
presente
nell'arte
della
pittrice
ha
un
forte
potenziale
e
a
tal
proposito
desidero
porre
una
citazione
di
Emil
Cioran,
noto metafisico: "Esprimere è salvarsi, anche se si pongono accenni. L'espressione è tutto, è vista anche come terapia".
Tale
citazione
si
avvicina
molto
all'arte
della
pittrice,
in
quanto
l'espressività
pittorica
le
permette
di
creare
un
linguaggio
personale,
singolare.
La
sua
ricerca
artistica
si
pone
aldilà
dell'essenzialità
creando
emozioni,
suggestioni,
idee
che
il
mondo
le
suggerisce;
le
tematiche
dell'universo
pittorico
spaziano
seguendo
un'impostazione
a
tratti
verista
e
creando
un
mondo
culturale
piuttosto
libero.
La
sua
arte
maggiormente
figurativa
è
caratterizzata
da
contenuti
profondi
che
colpiscono
il
profano
e
ovviamente
chi
possiede
il
senso
dell'arte.
Il
"senso
pittorico"
aderisce
alla
realtà
ricrea
paesaggi
naturali
ed
esprime
la
gioia
e
l'estasi
trasmessi
proprio
dalla
natura
paesaggistica
e
dalla
figura.
L'artista
si
pone
in
ascolto
della
natura
e
dopo
aver
idealmente
socchiuso
gli
occhi,
crea
le
sue
opere
avvalendosi
di
pennellate
uniche.
La
natura
e
i
paesaggi
diventano
oggetto
di
un'importante
rappresentazione
pittorica:
ogni
volta
che
si
cerca
di
carpire
l'emozione
che
nasce
da
un
suo
quadro,
si
può
notare
un
interessante
pathos
sublime.(critica
a
cura
di
Silvia
Ferrara
pubblicata sul suo blog "Visioni D'Arte" Gennaio 2017)
http://visionidarte.blogspot.it/2017/01/una-partitura-musicale.html
UN'INTENSA URGENZA INTERIORE - UN'ENERGIA PITTORICA DIROMPENTE
Una
nota
citazione
del
famoso
Osho
Rajneesh
descrive
a
mio
parere
in
modo
appropriato
l’evoluzione
artistica
e
“stilistica”della
poliedrica
Simonetta
Secci:
“La
gente
deve
guardarsi
negli
occhi,
tenersi
per
mano,
cercare
di
trattenere
l’energia
dell’altro”.
Tale
aforisma
pone
in
evidenza
come
il
mondo
pittorico
della
Secci
sia
animato
da
una
personale
“urgenza
interiore”,
di
creare
opere
che
sono
presenti
già
nel
suo
animo.
Simonetta
Secci
nasce
ad
Oristano
e
risiede
a
Sant’Antonino
di
Susa,
in
provincia
di
Torino:
fin
da
piccola
emerge
la
sua
passione
per
l’Arte
e
attraverso
i
preziosi
insegnamenti
del
Maestro
Gianni
Sesia
della
Merla,
poco
alla
volta
si
delinea
il
suo
percorso
pittorico.
Le
sue
partecipazioni
ad
eventi
di
notevole
rilievo
sono
molte
e
proprio
per
porre
in
risalto
il
suo
più
recente
periodo
espositivo
desidero
citare
l’evento
“Ars
Incognita
2017”,
“Vette
d’Arte
’18-‘19”
presso
Casa
Olimpia
di
Sestriere
e
Art
Games
’19
presso
la
struttura
storica
del
Lingotto.
Durante
la
Rassegna
internazionale
"Vette
d'Arte
2019"
a
Sestriere
Simonetta
Secci
con
grande
soddisfazione
e
onore
consegue
un
importante
premio
alla
Carriera.
Recentemente
ha
anche
partecipato
alla
"II
Biennale di Gattinara" (Vc), riscuotendo un notevole successo.
Per
cogliere
appieno
il
mondo
pittorico
di
Simonetta
Secci,
occorre
socchiudere
un
po’
gli
occhi
e
avvicinarsi
alle
sue
opere
con
naturalezza
cercando
di
“percepirne
la
freschezza,
il
profumo
delle
"vibrazioni
cromatiche”.
Dunque
l’importanza
dei
tocchi
di
colore
è
paragonabile
ad
una
ricerca
artistica
emozionante
e
delicata:
ciò
che
appare
è
una
nota
positiva
e
innovativa
dell’artista
e
il
desiderio
di
una
comunicazione
vangoghiana
aldilà
di
ogni
percorso
visibile."
.(critica
a
cura
di
Silvia
Ferrara
pubblicata
sul
suo
blog
"Visioni
D'Arte" Giugno 2019
https://visionidarte.blogspot.com/2019/06/unintensa-urgenza-interiore.html
Orizzonti Contemporanei – maggio 2020 recensione di Marisa Daffara all’opera “La Gentilezza”
“Dotata di forte personalità artistica, Simonetta Secci propone una produzione dall’intenso impatto cromatico che è la prima
caratteristica a colpire il fruitore.
Colori intensi e accortamente accostati danno vita a opere opulente e magnetiche. Superata la prima fase visiva, ci si addentra alla
scoperta dei particolari che caratterizzano le sue tele: prati rigogliosi di fiori, cieli intensi e variegati, notturni misteriosi, figure
femminili, bimbi e animali, da cui sprigiona comunque una sottile magia. Infatti, pur nella fedeltà dei soggetti rappresentati, essi
appaiono sospesi in una dimensione in cui il tempo e il luogo non hanno rilevanza e lasciano all'osservatore la libertà di
immedesimazione. Le caratteristiche fino a ora esposte rendono l’intero corpus pittorico personale, autentico ed immediatamente
identificabile. L’originalità e la personalità di un artista non sono sempre scontate e quando si incontra chi, oltre alla preparazione
tecnica, le possiede come in questo caso, non si può che apprezzarle con rispetto e ammirazione”
(Marisa Daffara)
Turgore e fulgore cromatico nell’arte di Simonetta Secci
Gli intendimenti artistici di Simonetta Secci si appalesano come delle vere e proprie allocuzioni tonali all’interno delle quali la
gestazione e la gestione delle cromie ricoprono un ruolo di indiscussa preminenza.
Muovendosi con disinvoltura nell’ambito di moduli afferenti da una figurazione dalla modulazione classica, spaziando da paesaggi
contraddistinti da marcate e robuste declinazioni tonali a figure femminili dall’indiscussa valenza aforismatica, l’artista di origini sarde
ma operante in Piemonte da diversi anni, predilige affidare alla spatola e ai pennelli la forza materica e lucente del colore, elevandolo
al rango di protagonista delle sue opere alla stregua del soggetto preso in esame.
Una volta mossi i primi passi sotto l’egida formativa dell’alto magistero di Gianni Sesia della Merla, Simonetta Secci ha dato vita nel
corso degli anni a dipinti capaci di giuntare nella loro resa (facendoli coesistere armonicamente) riferimenti evenemenziali e concetti
dalla squisita matrice poetico-spirituale, dove sogno, evocazione, ricordo, nostalgia e leggenda si integrano, talvolta contestualizzati in
scenari in cui la definizione spaziotemporale ricopre un ruolo secondario.
Detentrice di un qualificante palmarès, fra cui la partecipazione (sempre dopo rigorosa selezione) per tre edizioni consecutive alla
Rassegna Artistica Internazionale “Vette d’Arte” a Sestriere, alla II Edizione della “Biennale di Gattinara” a Villa Paolotti, alla Rassegna
Artistica Internazionale “Armonie Candelesi” presso la Sala degli Affreschi del Comune di Candelo, alla V Edizione di “XMas Comics”,
alla XXV Edizione di “Torino Comics”, un suo pezzo dal titolo Refrigerio estivo è stato scelto come sineddoche dell’arte del presente e
pubblicato sul Calendario Artistico 2019 di Orizzonti Contemporanei – Alhena Editore per il bimestre di Luglio-Agosto, così come il
dipinto Malinconica attesa (esposto presso il Mausoleo della Bela Rosin di Torino ed insignito del 5° Premio nell’ambito del contest
internazionale “Orizzonti d’Arte”) è stato individuato per illustrare la copertina della silloge “Attendere chiare notti” rilasciata dal
poeta Paolo Androne per i tipi di Alhena Editore, a conferma del pervadente “fil rouge” che lega le scansioni iconografiche della Secci
ad una visione artistica dalla matrice rarefatta e colloquiante “ab interiore” per quanto attiene ai contenuti, ma nel contempo
fortemente ancorata a moduli iconografici dall’immediata leggibilità per ciò che attiene gli stilemi esecutori.
Enzo Nasillo
Critico d’arte
Presidente di Orizzonti Contemporanei
https://www.orizzonticontemporanei.it/index.php/arte/artisti/146-turgore-e-fulgore-cromatico-nell-arte-di-simonetta-secci
Nostalgia e introspezione nelle opere Realiste di Simonetta Secci
La
riflessione
su
se
stessi,
sulle
proprie
emozioni
e
sensazioni
senza
l’urgenza
e
l’impellenza
del
passato
bensì
con
la
libertà
di
un
approccio
più
interiore
e
meno
formale
rispetto
alla
precedente
tradizione
artistica,
è
un
percorso
che
intraprendono
molti
creativi
contemporanei,
ciascuno
scegliendo
il
proprio
personale
linguaggio,
più
o
meno
implicito
o
criptico
sulla
base
della
propria
personalità
espressiva.
La
protagonista
di
oggi
affronta
il
cammino
introspettivo
attraverso
uno
stile
chiaro,
manifesto,
facilmente
riconoscibile dall’osservatore che ritrova nei tratti conosciuti una parte delle sue stesse emozioni.
A
partire
da
fine
Ottocento
gli
artisti
cominciarono
ad
avvertire
l’esigenza
di
distaccarsi
dal
formalismo
spesso
impersonale
che
contraddistingueva
gli
stili
precedenti,
cercando
un
modo
per
liberare
quelle
emozioni
che
dovevano
fuoriuscire
spesso
in
maniera
persino
irruenta,
impetuosa;
la
sperimentazione
dei
Fauves
prima
e
dell’Espressionismo
poi
condussero
la
manifestazione
pittorica
verso
un
livello
differente,
più
attento
alle
pulsioni
interiori
che
non
potevano
più
essere
trascurare
o
messe
a
tacere
a
vantaggio
di
un
equilibrio
puramente
estetico,
di
un’armonia
delle
forme
che
però
rischiava
di
apparire
fredda
e
distaccata.
Il
percorso
successivo
a
quella
prima
fase
liberatoria
espressa
magistralmente
dalle
atmosfere
cupe
e
distorte
di
Edvard
Munch
o
da
quelle
irrequiete
di
Vincent
Van
Gogh,
fu
un’esplorazione
più
ampia,
su
piani
descrittivi
differenti
che
andavano
dal
mondo
onirico
e
inquietante
del
Surrealismo
all’approccio
meditativo
e
silenzioso
del
Color
Field
di
Mark
Rothko,
esponente
dell’Espressionismo
Astratto,
fino
a
giungere
lentamente
nel
corso
del
Ventesimo
secolo
alla
consapevolezza
che
l’arte
non
può
distaccarsi
dall’emotività
o
dalla
riflessione
mentale
perché
è
proprio
quella
connessione
con
l’interiorità
a
costituirne
l’essenza
stessa
senza
la
quale
l’osservatore
si
sentirebbe
lontano
da
un’opera.
Anche
il
Realismo,
che
tanto
fu
osteggiato
dalle
avanguardie
del
periodo
a
cavallo
tra
fine
Ottocento
e
inizi
Novecento,
subì
una
sostanziale
trasformazione
e
da
stile
che
metteva
l’estetica
e
la
perfezione
della
forma
al
centro
della
sua
linea
base
divenne
un
ulteriore
mezzo
per
narrare
i
moti
interiori
in
maniera
diretta,
limpida,
senza
filtri
di
distorsioni
cromatiche
e
figurative,
senza
la
necessità
di
evidenziare
un
enigma,
un
mistero
o
un
incubo,
per
descrivere
ciò
che
all’interno
dell’animo
umano,
attraverso
lo
sguardo
dell’artista,
si
liberava
dai
soggetti
rappresentati.
Dunque
non
più
l’impellenza
di
lasciar
fuoriuscire
impetuosamente
tutto
ciò
che
era
stato
in
precedenza
trattenuto,
non
più
la
necessità
di
gridare
forte
per
imporre
un
pensiero,
un
vigoroso
tendere
verso
una
realtà
a
lungo
lasciata
in
disparte,
bensì
la
serenità
di
essere
coscienti
della
libertà
acquisita
di
poter
introdurre
nel
rinnovamento
dello
stile
tutti
quei
moti
interni
che
avvolgono
l’esistenza
e
che
viaggiano
al
fianco
della
quotidianità.
È
esattamente
su
questa
modalità
espressiva
che
si
colloca
lo
stile
pittorico
di
Simonetta
Secci,
artista
di
origini
sarde
trasferitasi
in
provincia
di
Torino
da
lungo
tempo,
e
che
fin
da
bambina
sente
quell’estro
artistico
che
coltiva
come
hobby
fino
al
momento
in
cui
l’esigenza
di
dedicarsi
a
tempo
pieno
a
qualcosa
che
la
fa
sentire
davvero
appagata
non
può
più
rimanere
inascoltata.
Il
suo
stile
è
Realista
ma
intriso
di
quell’atmosfera
interiore,
introspettiva
che
emerge
dalle
sue
tele
sotto
forma
di
nostalgia,
di
innocenza,
di
delicatezza,
di
tutto
quel
ventaglio
di
sensazioni
che
avvolgono
l’essere
umano,
che
lo
inducono
a
guardarsi
dentro
oppure
semplicemente
a
vivere
e
assaporare
gli
eventi,
così
come
sanno
fare
i
bambini,
soggetti
spesso
protagonisti
delle
sue
opere.
La
Secci
affronta
temi
complessi
e
sfaccettati
dando
un
punto
di
vista
poliedrico
che
può
essere
liberamente
interpretato
dall’osservatore
sulla
base
delle
sue
personali
sensazioni,
del
suo
sentire
basato
sul
percorso
della
sua
esistenza,
sulle
esperienze
vissute;
le
emozioni
non
traspaiono
solo
dai
volti
dei
personaggi
bensì
anche
dalle
loro
pose,
dall’intensità
dei
gesti
e
persino
dell’ambiente
circostante
che
sembra
compartecipare,
porsi
in
accordo
melodico
generando
un’atmosfera
da
cui
il
soggetto
stesso
non
può
prescindere
in
virtù
di
quell’istante
magico
colto
dall’artista
e
che
lega
indissolubilmente
gli
oggetti
e
i
contesti
di
sfondo
ai
protagonisti
in
primo
piano.
Nella
tela
Il
sogno
la
bambina,
nella
sua
innocenza
e
spontaneità,
immagina
se
stessa
da
adulta,
avvolta
dalla
medesima
leggerezza
e
spensieratezza
che
contraddistingue
la
lei
bambina,
inconscia
che
molto
spesso
invece
la
realtà
è
differente,
che
il
percorso
di
crescita
induce
a
perdere
un
po’
della
purezza
fanciullesca
per
autodifendersi
da
un
mondo
meno
empatico,
meno
aperto
e
sereno
di
quello
infantile;
la
Secci
riesce
a
infondere
quel
senso
di
candore
nella
bimba
malgrado
il
suo
volto
non
sia
visibile
se
non
di
profilo
eppure
la
connessione
tra
il
contesto
circostante
e
la
sua
posizione
di
gioco,
di
concentrazione
sul
benessere
che
le
infonde
la
natura,
riesce
a
lasciar
trapelare
le
emozioni
più
profonde,
quella
filo
diretto
con
il
mondo
dei
sogni
che
appartiene
a
un’età
in
cui
tutto
è
ancora
bello,
divertente,
tutto
è
ancora
da
scoprire.
Lo
stesso
tema
si
ripete
nel
dipinto
Spensieratezza
in
cui
l’artista
narra
di
un
momento
di
gioco,
un
istante
in
cui
l’adulta,
forse
la
mamma
delle
bambine
che
le
corrono
intorno,
si
lascia
contagiare
e
coinvolgere
dalla
loro
allegria,
dal
loro
travolgente
entusiasmo
nel
compiere
delle
azioni
talmente
semplici
da
risultare
disarmanti;
così
la
donna
dimentica
per
un
momento
la
contingenza
e
ritrova
il
contatto
con
la
purezza
della
sua
infanzia,
lasciandosi
andare,
permettendo
alla
leggerezza,
espressa
dai
palloncini
che
tiene
in
mano,
di
prendere
il
sopravvento.
In
queste
opere
si
nasconde
un
messaggio
della
Secci,
un’esortazione
a
non
dimenticare
mai
il
lato
fanciullesco,
a
mantenere
quella
connessione
con
il
bambino
che
è
dentro
ciascun
essere
umano
perché
è
esattamente
grazie
a
lui
che
è
possibile
ritrovare
la
serenità
perduta
all’interno
della
quotidianità,
rendendo
straordinari
alcuni
istanti
che
altrimenti
rimarrebbero
dettagli
ordinari
di
una
vita
che
scorre
fin
troppo
rapidamente.
In
L’11
marzo
2020
Simonetta
Secci
affronta
invece
un
tema
attuale,
un
periodo
buio
della
storia
contemporanea,
quello
dopo
il
quale
ogni
cosa
è
cambiata,
quello
in
cui
la
socialità,
i
contatti
umani,
la
possibilità
di
uscire
e
incontrarsi,
necessità
innata
nell’essere
umano,
è
stata
cancellata
dall’obbligo
al
confinamento,
alla
necessità
di
dover
restare
in
casa
per
salvaguardare
la
propria
salute
e
quella
dei
propri
cari.
La
donna
protagonista
guarda
verso
la
finestra
con
timore
ma
al
tempo
stesso
con
il
desiderio
di
uscire
presto
da
quella
gabbia
dorata,
di
tornare
a
quella
normalità
strappata
via
da
un
nemico
invisibile
eppure
tangibile;
in
quest’opera
l’esterno
costituisce
non
tanto
la
nostalgia
quanto
la
speranza,
l’opportunità
che
troppo
spesso
non
è
stata
apprezzata
perché
vissuta
come
certezza
acquisita,
abitudine
a
una
quotidianità
che,
a
seguito
dell’evento
pandemico,
ha
accresciuto
la
sua
importanza
all’interno
dell’esistenza
inducendo
la
protagonista
a
desiderare
ciò
che
in
precedenza
era
semplicemente
parte
del
vivere.
E
ancora,
nella
tela
Ricordi
in
bianco
e
nero,
lo
stesso
approccio
malinconico
viene
affidato
a
un’anziana,
appartenente
a
quella
categoria
che
invece
spesso
si
ritrova
a
dover
trascorrere
la
maggior
parte
del
tempo
in
casa,
questo
a
prescindere
da
tutto
ciò
che
è
accaduto
negli
ultimi
due
anni
della
storia
contemporanea,
che
non
riesce
a
fare
a
meno
di
ricordare
i
momenti
belli
che
hanno
costellato
la
sua
esistenza,
quei
frammenti
di
memoria,
rappresentati
dalla
Secci
con
un’immagine
in
bianco
e
nero,
che
allietano
il
suo
cammino
verso
la
fine
della
vita.
Ed
è
proprio
in
virtù
di
quei
ricordi
che
riesce
a
sentirsi
serena
malgrado
la
solitudine
e
l’isolamento
che
contraddistingue
il
suo
presente.
Simonetta
Secci
ha
al
suo
attivo
molte
mostre
personali
e
collettive
su
tutto
il
territorio
nazionale,
ha
sempre
riscosso
un
grande successo di pubblico e ricevuto diversi premi da parte degli addetti ai lavori.
Marta Lock
(Critica a cura di Marta Lock, critico internazionale, dell’ 8 ottobre 2021, pubblicato su L’Opinionista – L’Angolo di Marta Lock)
www.lopinionista.it/nostalgia-e-introspezione-nelle-opere-realiste-di-simonetta-secci-110435.html